Se la Germania è la “grande malata” d’Europa, la Cina lo è per il mondo.
In termini assoluti (dati 2023) l’economia tedesca “vale” circa Us$ 4.456 MD, mentre quella dell’Unione europea (27 Paesi) è quantificabile in circa $ 18.349 MD (15.545 Area €). Siamo, quindi, intorno al 24%.
La Cina, invece, si aggira, sempre a quella data, intorno a $ 18.000 MD; se l’economia globale vale circa $ 100.000 MD, siamo, quindi, ad un peso pari a circa il 18%.
Bastano questi numeri a far comprendere il perché la crisi cinese stia così a “cuore” a molti Paesi, visto l’impatto che può avere sulle singole economie.
Se i problemi della Germania sono abbastanza semplici da “decifrare” (in estrema sintesisi possono addurre alle grandi difficoltà in cui si trova l’automotive, che da sola arriva a valere quasi il 15%), un po’ diversa la situazione per quanto riguarda il “dragone”.
Ad incidere diversi fattori.
Tra i più gravi indubbiamente il settore immobiliare. Si stima, infatti, che abbia “volatilizzato” circa $ 18.000 MD (neanche a farlo apposta una cifra equivalente al PIL del 2023) di ricchezza delle famiglie cinesi. Una “zavorra” pesantissima in termini di predisposizione ai consumi. Che poi è l’altro grave aspetto della crisi cinese: la mancanza di consumi interni. Pensare alla crescita solo grazie all’export è piuttosto (molto) rischioso. A maggior ragione nel momento in cui molti Paesi pensano all’introduzione di dazi (basti pensare ad un’eventuale vittoria di Trump alle prossime presidenziali del 5 novembre) tesi a favorire le singole economie locali. Dazi che si andrebbero ad aggiungere ad una fase già di suo non eccezionale per quanto riguarda l’export cinese.
Per non parlare, poi, della gravissima crisi demografica, in tutto e per tutto simile, sotto molti aspetti, a quella che sta attraversando il nostro Paese: calo delle nascite, invecchiamento della popolazione, con un livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, assolutamente preoccupante, con conseguente aggravio dei conti pubblici e della spesa previdenziale.
Ecco, quindi, che mantenere un livello di crescita del 5% (praticamente il “minimo sindacale” per un Paese di circa 1,4 MD di abitanti, che ci aveva abituato, nel decennio 2005-2015 ad una crescita annua pari a circa il 10%) diventa fondamentale.
Nelle ultime settimane si sono fatti sempre più forti i timori che quell’obiettivo possa diventare difficile da raggiungere, lasciando spazio a livelli ben più bassi (4,5%), con conseguenze che potrebbero essere devastanti, con il rischio anche di mettere in discussione l’egemonia politica di Xi Jinping.
Le decisioni assunte questa notte dalla Banca del Popolo sono, quindi, una mossa (dopo quelle di aprile e di luglio) più che sperata per risollevare le sorti economiche del Paese. Questa volta si è optato per il taglio dei tassi dei “reverse repo” (l’impiego a brevissimo – 14 giorni – della liquidità da parte del sistema bancario), con una riduzione di 10 bp, con i tassi scesi dall’1,95% all’1,85%. A cui va aggiunta un’iniezione di liquidità non inferiore a $ 10 MD, che si sommano ad altri $ 33 MD già “iniettati” a mercati aperti. Decisioni senz’altro prese anche per ragioni probabilmente “politiche”: il prossimo 1 ottobre è la Festa Nazionale della Repubblica, una ricorrenza piuttosto sentita (se non altro, appunto, per le “pressioni politiche”, da quelle parti). Meglio, allora, correre ai ripari prima che sia troppo tardi.
Gli esiti della “svolta” monetaria non si sono fatti attendere, con i listini cinesi letteralmente in preda all’euforia.
Shanghai e, a Hong Kong, l’Hang Seng per una volta viaggiano a braccetto, con rialzi superiori al 3,60%.
Positivo anche il mercato giapponese, con il Nikkei che sale dello 0,6%.
A Seul Kospi a + 0,79%.
Futures in buon rialzo in Europa (+ 0,40/+ 0,80%), più cauti (appena sopra la parità) a Wall Street.
Petrolio sempre ben intonato, con il WTI a $ 71,24 (+ 1,12%).
Gas naturale a $ 2,649 (+ 1,26%).
Oro sempre ad un passo dal record storico ($ 2.628).
Spread a 134,6 bp.
BTP al 3,52.
Bund a 2,17%.
Treasury al 3,75%, in leggero rialzo.
€/$ a 1,1106.
Leggero ribasso per il bitcoin, che tratta a $ 63.450.
Ps: Elon Musk sempre più sulla “cresta dell’onda”. Ormai sembra ritagliarsi un ruolo quasi da “ambassador” politico: ieri infatti ha premiato la nostra Presidente del Consiglio, alle Nazioni Unite, con il Global Citizen Award per il “ruolo pionieristico come prima donna Presidente del Consiglio in Italia”. Senza, peraltro, smentire la sua vocazione imprenditoriale. Ha infatti annunciato che Space X, la “sua” creatura spaziale, ha in programma di lanciare, entro i prossimi 2 anni, ben 5 navette (senza equipaggio) verso Marte, per arrivare a portare, nel 2029, i primi uomini su quel pianeta.